“Toxic Town” su Netflix: una toccante storia vera su uno scandalo sanitario
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Guidata da un formidabile gruppo di attori, la miniserie britannica, pubblicata online questo giovedì 27 febbraio, ripercorre un caso di contaminazione responsabile di disabilità nel Regno Unito e la battaglia legale condotta dalle madri.
Di Stéphanie GuerrinÈ un po' come la "Erin Brockovich" britannica, che mette in scena una lotta al femminile per denunciare uno scandalo ecologico. "Toxic Town", i cui quattro episodi sono disponibili su Netflix questo giovedì 27 febbraio, è ambientato tra il 1995 e il 2009. La sua ambientazione è la città di Corby, nell'Inghilterra centrale, che ha vissuto una grande crescita negli anni '60 e '70 sviluppando la sua attività economica attorno alla produzione di acciaio. Quando l'industria siderurgica cadde in disuso, il comune cercò di riqualificare il terreno. Era quindi necessario spostare i rifiuti tossici che inquinavano la zona.
La miniserie inizia nel 1995, durante queste operazioni. Molte donne rimangono incinte e, quando nascono, scoprono di soffrire di diverse malformazioni. A poco a poco, sempre più madri della città di Corby si uniranno e, con l'aiuto di un avvocato, porteranno il consiglio comunale in tribunale. La sfida è dimostrare che i suoi membri sono stati negligenti nella gestione delle condizioni igienico-sanitarie del territorio, causando una contaminazione direttamente responsabile delle disabilità della loro prole.
In questo film di fantasia basato su una storia vera, Jodie Whittaker ("Broadchurch", "Doctor Who" ) interpreta Susan McIntyre, il cui secondo figlio, Connor, è nato con la mano destra priva di dita. Incarnando la punta di diamante della mobilitazione delle madri che chiedono giustizia per i propri figli, l'attrice 42enne dimostra un'energia costante, ricca di intensità tanto nella sua rivolta quanto nel suo ruolo di madre.
Aimee Lou Wood ("Sex Education", "The White Lotus" stagione 3 ) interpreta Tracey, la cui piccola Shelby è vissuta solo pochi giorni, soffrendo di problemi di sviluppo in molti organi. La sua sensibilità è sfruttata in modo meraviglioso. Un altro volto femminile noto, ma un po' meno presente sullo schermo, è Claudia Jessie ("Bridgerton") che interpreta Maggie. È la moglie di uno degli operai addetti al trasporto dei rifiuti tossici, il cui figlio ha una deformità a un piede.
Accanto a loro, diversi uomini sono interpretati da grandi nomi della narrativa britannica: Robert Carlyle ("The Full Monty"), nel ruolo di uno dei consiglieri comunali, Brendan Coyle ("Downton Abbey") in quello del suo superiore, Rory Kinnear ("Black Mirror", "Years and Years") interpreta l'avvocato delle madri, e Joe Dempsie ("Skins", "Game of Thrones") il marito di Maggie. È quindi un ensemble a cinque stelle quello che porta avanti questa travolgente serie.
Certo, la sceneggiatura a volte perde un po' del suo slancio nei colpi di scena legali del caso, ma l'emozione è costante grazie alle interpretazioni degli attori, in particolare delle attrici.
Classico nel suo svolgimento e nella sua messa in scena, "Toxic Town" è una di quelle storie necessarie, tanto rivoltanti quanto dure, che aiutano a sensibilizzare l'opinione pubblica. Soprattutto, è un toccante omaggio a coloro che non hanno esitato ad assumere il ruolo di Davide contro Golia, al centro di un sistema che cercava di ignorarli.
Miniserie britannica di Jack Thorne (2025) con Jodie Whittaker, Aimee Lou Wood, Claudia Jessie… Quattro episodi da 47 a 65 minuti ciascuno.
Le Parisien